L’emergenza Coronavirus ha cambiato la gestione delle attività delle imprese, che nel corso della pandemia (e non solo) hanno dato la possibilità ai propri dipendenti di lavorare da casa. Questo periodo di difficoltà ha fatto emergere i vantaggi dello smart working per le aziende e per i dipendenti.
Vediamo in quest’articolo quali sono i vantaggi, le normative che regolano lo smart working e gli incentivi per le aziende.
Cosa è lo smart working?
Lo Smart Working, o lavoro agile, è una modalità lavorativa che fornisce alle persone flessibilità e autonomia nella scelta di spazi, orari e strumenti.
Il lavoro agile era già presente in Italia – è regolato dal 2017, come vedremo nel prossimo paragrafo – ma il suo utilizzo è aumentato con la pandemia di Covid-19, che ha portato le aziende e le istituzioni a chiudere le loro sedi fisiche.
Infatti, secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2019 gli smart worker erano 570.000; il numero è aumentato a 6.580.000 durante i mesi di pandemia del 2020.
Il lavoro in smart working continuerà: l’Osservatorio stima che al termine dell’emergenza i lavoratori agili, che lavoreranno almeno in parte da remoto, saranno complessivamente 5,35 milioni, di cui 1,72 milioni nelle grandi imprese e 920mila nelle PMI.
Quali sono i vantaggi dello smart working nelle aziende
Lo smart working porta vantaggi ad aziende e lavoratori in termini di produttività, welfare aziendale e non solo: vediamo quali sono.
Vantaggi dello smart working per le aziende
Questo periodo di smart working “forzato” ha messo in luce i vantaggi per le aziende:
- Maggiore produttività: grazie alla flessibilità e alla migliore gestione lavoro-vita privata data dallo smart working, il lavoratore è più produttivo. L’Osservatorio Smart Working ha stimato che l’incremento di produttività per un lavoratore adottando un modello “maturo” di Smart Working è del 15%;
- Riduzione dell’assenteismo: oltre a essere più produttivo, il lavoratore in smart working tende anche a essere meno assente dal lavoro;
- Incremento delle competenze digitali: oggi la digitalizzazione è fondamentale per le aziende e lo smart working permette di migliorare le competenze utilizzando strumenti e software nuovi. Secondo i dati dell’Osservatorio, il 71% dei dipendenti privati ha incrementato le proprie competenze in ambito digital;
- Flussi più efficienti: aziende e pubbliche amministrazioni durante la pandemia hanno rivisto i processi aziendali, che sono diventati più semplici, immediati ed efficienti;
- Agevolazione delle attività di recruitment: lo smart working permette di eliminare i limiti geografici e di garantire flessibilità lavorativa. Questo permette di attirare i migliori talenti che mettono le loro competenze a servizio dell’azienda;
- Risparmio: uno smart worker comporta un risparmio per l’azienda: infatti, si riducono i consumi delle sedi fisiche, tra cui quelli di elettricità e acqua.
Vantaggi dello smart working per i lavoratori
I benefici dello smart working riguardano anche i lavoratori:
- Risparmio di denaro sulla benzina, sugli abbonamenti dei mezzi di trasporto, sui parcheggi, sui pranzi;
- Risparmio di tempo per il trasferimento da casa alla sede aziendale, evitando spostamenti da un punto all’altro della città o fuori città e intasamenti di traffico, che sono anche fonte di stress;
- Miglioramento del work-life balance, con la possibilità di dedicare maggior tempo alla propria famiglia, ai propri hobby e alle proprie necessità.
Tutto questo si riflette su un aumento della motivazione e della soddisfazione personale: il lavoratore, trovandosi in una situazione di miglior benessere psicofisico, svolge la sua attività in modo più preciso e proficuo.
Questo vale anche al di là della situazione di smart working: perciò è fondamentale lavorare per implementare piani di welfare aziendale.
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Le normative che regolano lo smart working
La legge n. 81 del 22 maggio 2017 (Legge sul Lavoro Agile) ha regolato lo smart working. La normativa lo definisce in tutti i suoi aspetti giuridici, come:
- La necessità di un accordo scritto di smart working concordato tra datore e lavoratore, in cui vengono esplicitati la durata dell’accordo, il rispetto dei tempi di riposo, il diritto alla disconnessione;
- La parità di trattamento economico e normativo del lavoratore agile con i colleghi non in smart working;
- L’esercizio del potere di controllo del datore di lavoro sulla prestazione resa all’esterno dei locali aziendali, compatibilmente con i limiti imposti dall’art. 4 L. 300/1970 (cd. “controlli a distanza”);
- Gli aspetti legati alla salute e alla sicurezza, compresa la tutela INAIL in caso di infortuni e malattie professionali.
L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha portato a cambiamenti nella regolazione dello smart working attraverso i vari DPCM.
Il DPCM dell’8 marzo 2020 ha esteso l’applicazione dello smart working a ogni rapporto di lavoro subordinato anche senza accordi individuali per la durata dell’emergenza.
Si parla infatti di smart working semplificato, che, con l’articolo 90, comma 4, del D.L. 34/2020, può essere applicato fino al 31 luglio 2021.
Incentivi per lo smart working nelle aziende
Le normative prevedono incentivi e agevolazioni per le aziende che decidono di attuare lo smart working. Gli incentivi previsti dalla Legge di Bilancio 2021 rientrano nel piano Transizione 4.0 per la digitalizzazione delle imprese. Sono previsti incentivi per investimenti in beni strumentali 4.0.
Gli incentivi sono rivolte a tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione. L’unica condizione è essere in regola con la normativa sulla sicurezza e con gli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.
La legge prevede un credito d’imposta pari al 15% per gli investimenti in tecnologie e strumenti che siano funzionali allo svolgimento del lavoro da remoto. Permette di acquistare beni materiali (come computer e stampanti) e beni immateriali (come software).
Il limite massimo di spesa è fissato a 2 milioni di euro per i beni materiali e 1 milione di euro per i beni immateriali.
Il credito si applica per investimenti a partire dal 16 novembre 2020 fino al 31 dicembre 2021, oppure entro il 30 giugno 2022, se l’ordine di acquisto è stato effettuato entro la fine del 2021 con pagamento di almeno il 20% dell’investimento.
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